Il buco nero dell'indifferenza

La parola pace si riduce sempre più di significato se pensiamo ai conflitti scoppiati in tutto il mondo . Ne sono in atto cinquantasei, il numero più alto dalla seconda guerra mondiale. Più di novanta i Paesi coinvolti al di fuori dei propri confini.
Dal febbraio del 2022 l’attenzione dell’opinione pubblica è rivolta alla guerra in Ucraina. Da poche settimane è in vigore una fragile tregua tra Israele e Hamas. Se allarghiamo lo sguardo dall’Europa e il Medioriente ci rendiamo conto di tante criticità, che raramente affiorano nei media. Il continente africano appare quello più martoriato.
Come scrive Vincenzo Olita “la crisi del Congo inizia all’indomani della proclamazione dell’indipendenza dal Belgio, perdura per cinque anni caratterizzati da guerra civile, anni di guerriglia , di caos fino al Colpo di Stato del 1965”, spostando la lancetta della storia ai nostri giorni, al 2024, vediamo “che la Repubblica democratica del Congo è un Paese allo stremo, al 187 posto dell’indice di sviluppo umano” ( V.Olita “Il buconero dell’Africa dei Grandi laghi”). 
Da non dimenticare il  genocidio in Burundi nel 1993. Dalla fine degli anni Novanta al 2022 “cinque milioni di esseri umani hanno perso la vita in quella che è stata definita “la prima guerra mondiale africana”, a cui parteciparono una decina di Paesi tra cui  Angolia, Namibia, Ciad, Uganda, Ruanda, Zimbabwe e Burundi” (V. Olita op. cit).
Tutto questo perché il sottosuolo è ricco , oltre che di diamanti, oro, argento, anche delle cosiddette Terre rare indispensabili per cellulari e computer.
L’Europa è di fatto assente e l’Onu ”un percorso e una latitanza indecente”.
Locandina convegno Popoli e Diplomazia